La nostra stanza da letto ideale - Capri

 

Capri, regina di rocce,

nella tua veste

color giglio e amaranto

vissi sviluppando

la fortuna e il dolore […].

Sbarcai d’inverno.

La sua veste di zaffiro

l’isola conservava ai suoi piedi,

e nuda sorgeva nel suo vapore

di cattedrale marina.

Era di pietra la sua bellezza […].

 

(Pablo Neruda, Chioma di Capri in L’uva e il vento, 1954)

 

I versi di Pablo Neruda citati nella prima epigrafe, in parte scolpiti in spagnolo nella pietra all’inizio del sentiero che da Punta Tragara conduce giù ai Faraglioni, restituiscono subito al viaggiatore qui giunto un’immagine sintetica e intensa dell’isola di Capri nel golfo di Napoli, della sua fantastica bellezza naturale. Neruda vi approdò nel 1952, in fuga dal Cile per il suo attivismo politico e per la sua opposizione al governo del paese, in compagnia della cantante Matilde Urrutia. In Confesso che ho vissuto, sua autobiografia, Neruda riferisce a proposito di Capri: «In quel posto dalla bellezza inebriante, il nostro amore crebbe. Non potemmo mai più separarci.

Neruda amò Capri e il suo straordinario incanto, i colori mozzafiato del mare che la lambisce, la sua pietra, le sue baie battute dal vento, i suoi dirupi scoscesi, e da quest’isola unica si lasciò ispirare profondamente 

La storia del mito di quest’isola e delle sue sirene è comunque ben più antica di quella espressa poeticamente da Neruda. Capri è bellezza, anomalia e mito in un intreccio circolare che l’ha resa, particolarmente a partire dall’Ottocento, emblema di fascino assoluto. La sua bellezza naturale è innegabile e antica quanto l’isola stessa